Il baccalà by Rosemary Tonks

Il baccalà by Rosemary Tonks

autore:Rosemary Tonks [Tonks, Rosemary]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Il Saggiatore
pubblicato: 2023-06-21T22:00:00+00:00


7

Jenny ci rimetterà la salute per quella chitarra. Oggi pomeriggio, per esempio, è così apatica che ho provato a rallegrarla ripercorrendo il poema di Oreste ed esclamando: «Molto bene» per ogni parte sonora fatta da lei, senza suscitare alcuna reazione. Un comportamento contagioso. Basta guardare Fred, è così floscio che sembra un pilota dopo quarantotto ore nell’abitacolo di guida. Quando è di quell’umore diventa polemico. E questo studio è così marrone, marrone la moquette, marrone il materiale radiofonico intessuto sulla bocca degli altoparlanti. C’è troppa irritazione nell’aria. Perché il suono ti getta a capofitto dall’esaltazione alla depressione in un attimo. Diventiamo litigiosi come cercatori d’acqua nel deserto. O solo di un terreno sicuro.

«Non riuscirai mai a spacciare quel battito cardiaco per un battito cardiaco» dice Fred, il disfattista.

«E allora? È un vero battito cardiaco. Registrato in ospedale. È reale.» Perlomeno, ci sto provando.

Jenny dice petulante:

«Non credo sia normale. Sembra che abbia una malattia cardiaca.»

«Sì» dice Fred, schierandosi dalla sua parte, «sembra un vecchio merlo che sbatte le ali marce.»

Le fila si stanno serrando attorno a me, da un momento all’altro una seria discussione di lavoro si trasformerà in chiacchiericcio. Qualcuno infila la testa nella porta dello studio e dice: «Scusate». Jenny e Fred alzano lo sguardo, speranzosi. Io continuo a fissare il leggio con la fronte aggrottata, pregando che l’interruzione non squarci il velo del tempio da cima a fondo.

In realtà sono troppo apatici per approfittarsene. Fred gioca con i suoi strumenti, un rasoio, un cacciavite in miniatura e del nastro adesivo. Vuole fare un battito cardiaco suo e ci vorranno almeno tre quarti d’ora. Se è meglio di quello che ho inserito da fuori, dal catalogo sonoro, possiamo usarlo. Se è peggio, dovremo ripartire da capo domattina. E quando si rimane fermi troppo a lungo sulla costruzione di un suono elettronico, si perde l’orecchio, la memoria del suono si esaurisce, insieme all’abilità di improvvisare spontaneamente per «coagulare» l’insieme. Fred dice:

«Al momento sembra un brutto Boulez».

Abbocco imprudentemente.

«Cielo, Boulez sembra sempre un brutto Boulez. Che cervello musicale conformista!»

«Non c’è niente di male in un cervello musicale conformista» dice Fred, che ne ha uno, «è da lì che si comincia».

Ora me la sono proprio cercata. Fred sfodererà le sue misere banalità in pubblico. In men che non si dica io diventerò un’altra Fred perché ogni discussione sulle massime verità ha un effetto livellante e in un attimo si perde la propria regalità. Basta guardare Oxford Street, una strada affollata di pedine come nessun’altra; provate a gridare «Maestro!» là in mezzo. Non si girerà un’anima. (Uno «Cher Maître!» alla maniera di Boul’sMich sarebbe tutt’altra cosa).

«Una solida conoscenza delle conformità…» dice Fred, vincendo e invecchiando al tempo stesso.

«Andrebbe nascosta dopo i diciassette anni.» Parlo proprio come vuole lui, che annuisce per farmi continuare. Sento subentrare la Freddità; la sensazione di aver appena indossato un soprabito di piombo. «Be’, forse Boulez è più ingegnoso di quanto pensassi. Ma perché dice quelle fesserie?»

Ovviamente questa è una blasfemia ed entrambi mi guardano come se avessi appena parlato durante i due minuti di silenzio del Giorno dell’Armistizio.



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